Se questa è una donna: Il racconto dell'altra faccia del male by Mónica Álvarez

Se questa è una donna: Il racconto dell'altra faccia del male by Mónica Álvarez

autore:Mónica Álvarez [Álvarez, Mónica]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858514740
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2016-01-18T23:00:00+00:00


Come capitava quando c’era Maria Mandel, all’interno del bunker di Ravensbrück la detenzione significava semplicemente fustigazione. Le detenute erano tenute in un’oscurità quasi totale, senza cibo per parecchi giorni, come conseguenza della punizione cui erano state condannate. Con l’arrivo dell’inverno, le condizioni peggioravano considerevolmente. Le celle del pianterreno non avevano riscaldamento e alle detenute non veniva data alcuna coperta, ragion per cui molte morivano per assideramento dopo le ore di bastonature e vessazioni. Quasi ogni giorno erano spogliate dei loro pochi abiti e colpite con violenti getti di acqua gelata. Dopo l’acqua, iniziava una gragnola di percosse e pugni che lasciavano la vittima tramortita. Avevano persino creato una squadra di detenute incaricate di ammucchiare i cadaveri. A loro era stato affidato l’incarico di raccogliere i corpi delle compagne assassinate nel bunker o in qualsiasi altra parte del campo. Una delle veterane era la comunista tedesca Emmi Handke, che rivelò come tutti i corpi che portavano fuori dal bunker mostrassero segni di violenze. Una delle sue esperienze più agghiaccianti fu dover ritirare i resti di una donna di una ventina d’anni, incinta, appartenente al suo blocco. Non solo era stata massacrata di botte, ma il suo corpo era rimasto congelato sul pavimento della cella.

A questo proposito è opportuno sottolineare che le punizioni corporali, di cui si vantavano la Binz e le sue collaboratrici, ebbero inizio nel 1940, in occasione della visita del Reichsführer-SS Heinrich Himmler a Ravensbrück, quando le prigioniere furono picchiate dalla sovrintendente alla presenza del comandante e di un medico. Due anni dopo, lo stesso Himmler ordinò di «perfezionarle». Da quel momento in poi, le recluse furono frustate e bastonate sulle natiche nude alla presenza delle autorità del campo.

Invece delle guardiane, i colpi li avrebbero sferrati le detenute straniere alle proprie compagne di cella in cambio di piccole quantità di cibo o di sigarette. Inoltre, Himmler stabilì che le donne non avrebbero mai dovuto frustare prigionieri tedeschi. Questo modo di infliggere le punizioni veniva effettuato in una speciale stanza del pianterreno del bunker, denominata Prügelraum, qualcosa come “stanza delle frustate”.

Tra le dettagliate descrizioni di queste cruente “convocazioni” c’è quella della vittima Martha Wolkert, una contadina arrestata per aver commesso quello che i tedeschi definivano Rassenschande o “profanazione della razza”. A quanto sembra era stata accusata di aver avuto rapporti sessuali con lavoratori polacchi, mentre suo marito era assente, impegnato nel servizio militare. Martha si difese sostenendo che l’unica cosa di cui poteva essere accusata era di aver regalato loro abiti vecchi del marito perché le avevano fatto compassione. Qualcuno tuttavia aveva informato la GESTAPO e per lei era finita male.

Dopo averle rasato la testa pubblicamente nella piazza principale della sua città, la giovane contadina era stata inviata a Ravensbrück. Non appena ebbe raggiunto il lager, Martha e altre ventidue donne furono portate nel bunker dove a una a una ricevettero la punizione cui erano state condannate.

Martha la visse così:

«La Oberaufseherin Binz mi lesse l’ordine di arresto e di punizione: due cicli di venticinque frustate. Poi il comandante Suhren mi ordinò di salire sul cavalletto.



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